La paura del cammino nella notte è più dura se camminiamo da soli, ma se siamo INSIEME tutto diventa più facile. Vogliamo camminare con la Vergine Maria che immediatamente dopo aver dato il suo SÌ all’angelo si è messa in cammino per portare aiuto umano, e spirituale alla sua cugina Elisabetta. L’evangelista Luca usa una parola che molte volte la dimentichiamo “si alzò e andò in fretta” (Lc.1,29). Non la fretta della paura, ma dell’amore, del servizio, della gioia di essere utile a qualcuno, anche noi dobbiamo avere fretta di uscire da noi stessi, dal nostro comodo e metterci in cammino.
Leggendo le lettere di Bettina possiamo notare che il suo cuore era sempre un cuore in uscita, e “in fretta”… per portare una parola di affetto, di aiuto, di stimolo alle sue figlie e alle persone che avevano bisogno di lei.
Da queste lettere vediamo questa preoccupazione materna, missionaria che la spinge, anche ammalata, a scrivere e a interessarsi degli altri; mai si chiude in se stessa. Nei momenti di dolore e di malattia il suo pensiero e la sua preghiera vanno agli altri. È come la Vergine Maria che si alza e va in fretta a portare il suo aiuto senza paura, né dei viaggi, né delle difficoltà perché il suo cuore è pieno di amore.
Sono pochissime le lettere in cui Bettina non approfitta per evangelizzare, educare, formare le anime al senso di Dio e all’accoglienza della sua volontà in tutti i momenti della vita. Il 20 luglio 1895 scrive alle consorelle di Sesto Fiorentino: “vi lascio nel cuore SS. di Gesù e sotto il manto della carissima Madre Nostra Maria dove troverete sempre unita colei che vi desidera vere spose del Crocifisso”.
Quando un anima è piena di Dio non ha altro desiderio che annunciarlo con tutti i mezzi ed essere vicina a coloro che lo annunciano.
La prossimità di Maria a Elisabetta farà fiorire il Magnificat. (Continua…)
P. Patrizio Sciadini o.c.d