(Prosegue…) Il Magnificat si apre con un sospiro, una preghiera di lode e allo stesso tempo di ringraziamento da parte di Maria che si sente piena di fede e il suo primo pensiero va a Dio che è il “suo salvatore”; è un rapporto interpersonale non anonimo e né generalizzato, ma reciproco con Dio che dall’alto si è degnato di abbassarsi, di guardare l’umiltà della sua serva; la sua povertà, la sua semplicità, il suo nascondimento.
Maria non vuole essere nel piedistallo, né vuole apparire agli occhi del mondo, vuole scomparire, ma il Signore l’ha vista, l’ha amata, è andato a cercarla e l’ha scelta. Dio ha bisogno non delle nostre opere ma del nostro amore, della nostra disponibilità.
Bettina nelle sue lettere canta sempre la grandezza di Dio che si fa presente in mille modi nella sua vita e nella vita della famiglia religiosa che lei ha generato; sente che Dio l’ha scelta non per le sue capacità, ma per la sua disponibilità a cercare solo Lui e a fare la sua volontà:“… sono pronta a tutto per grazia di Dio, sia tutto per la sua maggior gloria e basta” (lettera 47).
Quando ci doniamo senza riserve al Signore percepiamo nel profondo del nostro cuore che Lui ci sceglie perché attraverso di noi si possa percepire nel mondo la bontà, la tenerezza dell’amore. L’amore di Dio si rivela nei santi; più siamo uniti a Dio e più l’evangelizzazione, la missione diventa opera dello Spirito Santo.
La beata Teresa Maria della Croce nella sua piccolezza è cosciente che da sola non può fare nulla ma che Dio la ricolma di bontà e di amore per tutti: “quanto è buono Gesù con chi non ha altra speranza che in Lui. Tutti i giorni sperimento la sua infinita bontà; umanamente parlando la nostra casa in questo momento dovrebbe essere avvilita per tanti guai soprattutto per le questioni economiche… non finirò mai di ripetere: viva la croce, viva le contrarietà di ogni genere, solo queste possono renderci care a Gesù” (lettera 54). (Continua…)
P. Patrizio Sciadini o.c.d