Icona di S. Paolo

realizzata da sr Maria della Resurrezione

La descrizione di questa icona di San Paolo (80x60cm, pittura acrilica-Prato, Marzo 2021, Istituto delle Suore Carmelitane di Santa Teresa di Firenze) non è altro che uno spunto o un punto di partenza per lasciare che lo Spirito Santo continui a dipingere, nel cuore di chi la contempla, ciò che ha iniziato a fare per mezzo del pennello di chi l’ha dipinta!

La prima cosa da notare è il contrasto voluto tra lo sfondo eccezionalmente luminoso e la natura degli oggetti presenti: mantello ingombrante, oggetti di metallo pesanti, catene … Non per dire che c’è un’opposizione tra lo spirituale e il materiale, ma per dire che la vita in Dio abbraccia tutto di noi; tutti gli eventi (come la prigionia di Paolo mentre scriveva la lettera sopracitata) e tutto il nostro fare ed essere (il combattimento spirituale, la debolezza, la preghiera e la custodia della Parola di Dio nel cuore, la predicazione…). Nella vita spirituale stanno felicemente insieme tutti i contrasti. Quello che sembra a noi un impedimento, diventa il segno che Dio è all’opera in noi: la libertà (lo sfondo chiaro sostituisce la prigione dove sta ora Paolo) e le catene, la luce (che circonda il Santo) e le ombre (che si addensano sotto il mantello), il rosso acceso del mantello (il calore dell’Amore) e il freddo metallo dell’armatura per il combattimento (l’aridità e il deserto spirituale). Solo in Dio tutto può essere contenuto insieme nello stesso momento.

Notiamo che la luce, nella quale s’immerge lo sguardo di San Paolo, non illumina direttamente nessun oggetto, neppure il suo volto. Non fa da “faro accecante”, ma lascia delle tracce luminose, miti e delicatissime, per dire che ciò che si vede con lo sguardo della Fede è sottratto allo sguardo materiale delle cose, non fa “scena spettacolare”. Infatti l’azione divina tocca le cose terrestri con delicatezza raffinata ed efficacia creativa, trasforma con mitezza e si manifesta in esse solo a chi guarda con attenzione ed umiltà.

Come nell’iconografia greca, nessun oggetto adombra l’altro, perché tutto è vissuto e visto alla Luce divina, come sotto il sole di mezzogiorno.

La bocca di Paolo è sorridente e meravigliata allo stesso tempo, davanti al mistero ineffabile dell’Amore divino che contempla. Lui è l’apostolo della gioia (che è frutto dello Spirito Santo in ogni credente, mezzo per avvicinarsi a Dio e vincolo di unione fraterna cristiana), esorta ad essa in tutte le sue lettere e specialmente in quella indirizzata ai Filippesi: “Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi” (Fil 4,4). La sua bocca è aperta perché non può tacere ciò che vive, non può smettere di annunciare la Parola. Dice infatti: “guai a me se non predicassi il Vangelo!” (1Cor 9,16b). San Paolo fa e vive tutto “tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede” (Eb 12,2), che è una luce invisibile!

Il mantello rosso che lo avvolge rappresenta la Carità, che deve condire ogni nostro atto (cfr. 1Cor 13,1-13). Essa è un mantello, cioè la vita stessa della persona secondo la Sacra Scrittura perché, nel clima rigido della Terra Santa a quell’epoca, il mantello è vitale per proteggere la persona dai raggi brucianti del sole e dal gelo della notte. Custodisce, riscalda, abbraccia, copre … Inoltre il colore rosso allude al martirio che subirà Paolo per amore di Cristo. Il mantello è anche rappresentazione della forza profetica (come Elia nel libro dei Re), della regalità e del sacerdozio di Cristo di cui siamo divenuti partecipi nel battesimo. La regalità del mantello, indice della vita divina di cui siamo rivestiti, sembra ora in contrasto con la povertà della tunica che indossa, la nostra debole identità umana.

La tunica dell’Apostolo è verde, simbolo della Speranza che lo rianima e lo ristora nella sua battaglia, e allo stesso tempo per la quale combatte. “Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l’aria” (1Cor 9,26). “Quelli che vivono non vivono più per sé stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro […] quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” (2Cor 5,15b.17).

Le armi raffigurate sono una rappresentanza dell’armatura di Dio che descrive Paolo per “resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove”: “Cinti i fianchi con la verità, rivestito con la corazza della giustizia, … lo scudo della Fede, … la spada dello Spirito, cioè la Parola di Dio …” (Ef 6,12-17)

La calzatura ai piedi, cioè “lo zelo per propagare il Vangelo della pace”, non è rappresentata ma è significativamente sostituita dalla bocca del Santo in procinto di parlare perché incapace di tenere per sé ciò che vive. L’elmo della salvezza è sostituito dall’aureola che custodisce il pensiero scaturito dal puro incontro col Salvatore. La luce di cui risplende l’apostolo è riflesso della Santità di Dio.

La Bibbia che tiene il “Prigioniero del Vangelo” si colloca davanti al suo petto, cioè custodisce il suo cuore nel quale è custodita. E se facciamo attenzione troviamo che essa sfugge alla presa della sua mano, sembra quasi sospesa in aria ed essere appena appoggiata sulla mano. Questo per dire che nessuno può imporre alcuna costrizione alla Parola di Dio, o afferrarla del tutto con la propria conoscenza o impadronirsi di essa; la Sacra Scrittura è come una fonte d’acqua che zampilla eternamente!

E dopo questa descrizione, porgiamo l’attenzione su quello che lo Spirito ci suggerirà attraverso “l’ambasciatore in catene del Vangelo” (Ef 6,19-20). “Pace [a voi] fratelli, e carità e fede da parte di Dio Padre e del Signore Gesù Cristo. La grazia sia con tutti quelli che amano il Signore Gesù Cristo, con amore incorruttibile”! (Ef 6,23-24).

Sr Maria della Resurrezione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *