Commento al Vangelo della VI Domenica di Pasqua (Gv 14,15-21)

L’invito del Signore si ripete con ardente crescendo, dal Vangelo della domenica scorsa, a quelli di questa settimana, fino ad oggi.  Giunge anche in questa domenica con verbi che parlano di rapporto e di intimità: amare, rimanere, conoscere, accogliere, osservare. È l’invito ad entrare in rapporto con Lui, ad accorgerci del suo dono d’amore nella nostra vita. Sembra corteggiare la nostra anima, per mostrarle l’amore che le porta e invitarla a unirsi a Lui, per sempre. Questo linguaggio sponsale descrive il rapporto d’amore ed unione che lega le Tre Persone nel seno della Trinità, dove l’una si fa dono dell’altra. A questa vita trinitaria siamo chiamati a partecipare fin da ora. È una promessa sponsale: Egli ci dona lo Spirito perché rimanga con noi per sempre. È un’unione sponsale: “io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi”. Un’unione per sempre, e noi possiamo appoggiarci alla fedeltà di Dio. È promessa di vita: “perché io vivo e voi vivrete”.

Questo amore ci viene offerto come dono: a noi spetta solo di aprirci a riceverlo, e la chiave per aprirci è amare, lo slancio d’amore che risponde a questo troppo amore di Dio. Nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, il Paraclito, ovvero l’”avvocato” che rimane in noi per prendere le nostre difese. Sono infatti numerosi i processi e i giudizi cui interiormente sottoponiamo noi stessi, oppure che ci giungono dall’urto della vita.  Ma siamo in buone mani. Restiamo dunque nel suo amore.

sr Marta del Verbo di Dio

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