Commento al Vangelo della Domenica dell’Ascensione del Signore (Mt 28,16-20)

In questa domenica veniamo ricondotti all’inizio del nostro cammino con il Signore, al primo incontro, lì dove tutto è iniziato. Per i discepoli è la Galilea. Per noi qual è questo luogo? È il momento di ritornare con il ricordo a questo luogo particolare, o situazione, in cui abbiamo riconosciuto il Signore nella nostra vita, lo abbiamo incontrato personalmente.

Sul monte: un’altra specificazione di un luogo, che nella Sacra Scrittura evoca una forte esperienza di Dio, un incontro con Lui personale, poiché Egli si rivela e si lascia conoscere nel suo mistero.

Le premesse sono chiare, sembra che la Parola stia preparando il terreno per incontrarLo anche ora, come se fosse per la prima volta.

Siamo ora nel luogo dell’incontro, in cui Egli rinnova la sua promessa dell’inizio. Come all’inizio del Vangelo: “Sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi” (Mt1,23), ora Egli ribadisce: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. La fedeltà di Dio ci viene rinnovata in modo molto esplicito: sono il Dio con te. E la dimensione temporale, tocca il nostro presente, e gli dà un respiro di eternità. Davvero possiamo esclamare come la Beata Teresa M. della Croce: “la mia vita è per l’eternità”, ne facciamo esperienza in questa unione con Dio che spezza le barriere del tempo per introdurci nella dimensione dell’amore, che è da sempre, che è per sempre.

In questo incontro, possiamo, come i discepoli, riconoscere in noi l’atteggiamento dell’adorazione, quanto del dubbio. Nessuna lotta o frattura interiore è però di ostacolo a questa unione.

Possiamo anzi pregare con le parole di S. Elisabetta della Trinità: “Pacifica la mia anima, fanne il tuo cielo, la tua dimora amata e il luogo del tuo riposo; che io non ti lasci lì solo, mai, ma che sia presente tutta intera, completamente risvegliata nella mia fede, tutta adorante, tutta abbandonata alla tua azione creatrice”.

In questo incontro, Egli ci fa “sua umanità aggiunta”, per usare un’ espressione di S. Elisabetta. Egli ascende al cielo, ma ci invia a battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ovvero ad aprire questo rapporto d’amore e d’unione con Dio ad altri che ancora non lo conoscono, come ha fatto Gesù nella sua vita terrena, perché in questo sta la nostra gioia piena, la vita, la salvezza.

Possiamo così continuare a pregare con le parole di S. Elisabetta della Trinità: “O Fuoco consumatore, Spirito d’amore, scendi sopra di me, affinché si faccia della mia anima come un’incarnazione del Verbo, ed io sia per Lui un’aggiunta d’umanità nella quale Egli rinnovi tutto il suo mistero”.

sr Marta del Verbo di Dio

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