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Commento al Vangelo della Domenica del Corpus Domini (Gv 6, 51–58)

La Parola di Dio della Solennità del Corpus Domini (Gv 6, 51–58) ci presenta i Giudei che si chiedono: “Come può costui [Gesù] darci la sua carne da mangiare?” è anche in fondo in fondo la nostra domanda! Con questa meditazione ci mettiamo in un atteggiamento di contemplazione di fronte al mistero creativo dell’Amore Divino.

Sentendo le parole di Gesù: “La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda” rimaniamo stupiti nel renderci conto fin a quanto si abbassa l’Amore per noi! Nella lettera ai Filippesi, scrive san Paolo (Fil 2, 6-7): “Cristo Gesù pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo…” e guardando all’Eucaristia potremmo continuare questo bellissimo inno dicendo: “e non si accontentò, ma diventò di seguito cibo e bevanda gratuiti per i servi, cioè per gli uomini che sono diventati schiavi della morte allontanandosi dal Padre.” Veramente è quello che “non è entrato mai in pensiero d’uomo”: Gesù ci dà tutto se stesso gratuitamente e silenziosamente, senza effetti speciali o imposizione forzata, lasciando alla nostra volontà personale la libertà di accoglierlo o di sprecarlo! L’Amore vero si propone ma non s’impone.

Si è fatto pane, cibo dei poveri, per essere alla portata di tutti gli uomini e non soltanto di un’élite di persone perfette. L’Amore è l’unica cosa essenziale e indispensabile per la nostra esistenza.

Si è fatto vino, bevanda di festa e dei conviti dei ricchi, perché l’Amore è anche in un certo senso un superfluo, “un di più” non dovuto, ma offerto generosamente per generare vitalità e passione nelle nostre vite spente. È un’arte che umanizza le nostre vite biologiche, e al contempo le divinizza!

Domenica scorsa abbiamo meditato il mistero di Dio che è Trinità cioè “Relazione d’Amore”. E oggi la Parola di Dio ci dice che quest’ultima, non è fredda e lontana dal nostro mondo umano, bensì “è molto vicina a noi, è nella nostra bocca e nel nostro cuore…nella vita pratica” (Dt 30,14).

Rimaniamo dunque con le parole di Gesù: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me ed io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me, vivrà per me” (Gv 6, 57).

sr Maria della Resurrezione

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