La preghiera, nel silenzio e nel raccoglimento, è lo spazio di intimità che aiuta a restare uniti a Dio anche quando poi si viene immersi dagli impegni e dalle cose da fare. Tuttavia è vero anche l’incontrario. Esercitare durante il giorno, mentre si è indaffarati, lo stare alla sua presenza, aiuta poi a raccogliersi più velocemente nel tempo della preghiera. L’animo è meno disperso tra i mille pensieri e distrazioni, è più concentrato. Lo sguardo interiore è allenato a rivolgersi verso Dio e a guardare la realtà dalla sua prospettiva. Questo sguardo rende il cuore capace di fede, di speranza, di carità. Dona pace e gioia profonda, anche quando le condizioni esterne “non danno pace”. Ecco dunque che fra Lorenzo della Resurrezione ci esorta a questo esercizio del cuore e del pensiero, non solo nel tempo della preghiera, ma anche durante le nostre attività: si tratta di una breve elevazione del cuore. Si tratta di ricordarlo, pensare a Lui, anche solo per un attimo fuggente. È presupposto per la sua contemplazione, per poterlo adorare nella nostra vita, in spirito e verità.
“Per andare a Dio non c’è bisogno né di raffinatezza né di scienza. Una breve elevazione del cuore è sufficiente. Un fugace ricordo di Dio, un’adorazione interiore…Sono preghiere che, sebbene corte, sono tuttavia graditissime a Dio. Poco a poco bisogna abituarsi a questo piccolo ma santo esercizio che nessuno vede. Niente di più facile che ripetere spesso durante la giornata queste piccole adorazioni interiori.
È necessaria una grande fedeltà a praticare lo stare alla presenza di e lo sguardo interiore di Dio in sé, che deve farsi sempre soavemente, umilmente, amorevolmente, soprattutto nel tempo delle tentazioni, delle pene, delle aridità, dei disgusti e persino delle infedeltà e dei peccati”.
