Nel Vangelo di oggi Gesú parla di una priorità affettiva. Amare Lui in primo luogo. Sembra una violenza fatta al nostro naturale affetto per le persone più care. Ma il rapporto con Cristo, quando riesce a compenetrare i moti del nostro cuore, che ama e ha bisogno di essere amato, purifica il nostro affetto, lo guarisce, lo rende libero e capace di lasciare liberi.
E quando si ama, senza “usare” l’altro o possederlo, si fa esperienza del sacrificio. È la nostra paura più grande, quella di perdere la propria vita. La si sperimenta in particolare nei grandi passaggi del nostro cammino. Quando nasce un figlio, e questo chiede da noi tutto il tempo e l’attenzione, e sembra strapparci dalla vita di prima, con tutte le sue possibilità. Il passaggio al mondo del lavoro, che ci carica di responsabilità e che prende all’improvviso gran parte del nostro tempo.
In ogni situazione, che sembra prenderci la vita, il Signore ci chiede di volgere lo sguardo a Lui, di venire a Lui, di stare con Lui. Egli infatti saprà guidarci in queste situazioni, per viverle non come una morte soltanto, ma come un dono di se stessi fecondo, come atti di amore che ci restituiscono in abbondanza quella vita stessa che pensavamo di avere perso.
Rimaniamo dunque oggi in questo esercizio d’amore. Ad ogni respiro possiamo inspirare l’amore e la vita che Dio ad ogni attimo ci dona, lasciando andare ogni paura. Ad ogni respiro, possiamo rinnovare a nostra volta lo slancio d’amore verso il Dio della vita, che ci promette vita in abbondanza, contro ogni morte.
Questo rapporto intimo con il Signore, ci rende inoltre accoglienti. Crea in noi quello spazio per accogliere l’altro in tutta la sua realtà, di bisogno, come di ricchezza. Nessuna perdita. Ma una ricompensa sicura.