(Prosegue…) La Madre Teresa Maria della Croce si gloria del titolo di «sposa». Non sembra lo ripeta in una maniera conformista e mimetica. Si addentra piuttosto sempre più nel senso profondo e nelle esigenze reali di questo titolo nobile, penetrando il mistero dell’alleanza di Dio con l’umanità, espressa nella sponsalità: «Quanto mi sento desiderosa di sempre più soffrire per amore di Colui cui tanto si deve! Uniamoci tutte attaccate all’albero della Santa Croce per attingervi tutta la forza necessaria per divenire vere imitatrici di Colui che ha dato la vita stessa per noi povere creature e per giunta ci ha chiamate al sublime stato di Spose» (dalle lettere).
Chiamata a questo sposalizio, bisogna diventare la sposa che il Signore desidera, imparando a condividere tutto con lo Sposo. La Croce è vista e vissuta come questa parte che riviene alla sposa nell’alleanza: «La tua lettera mi ha fatto molta pena perché sento che sei preoccupata per il C. Non siamo nelle mani di Dio? Perché darsi tanta pena? Quando noi abbiamo fatto tutto il possibile, il resto lo farà certo nostro Signore. Tutto questo sgomento non è che tentazione per raddopiare le nostre pene. Procuriamo di far tutto per Gesù, per divenire sue vere spose. Voglio dire di prendere tutto dalle sue mani. Non ci illudiamo: se non impariamo bene a soffrire tutto con pazienza per amore di Colui che tanto ha fatto e patito per noi, non saremo mai vere religiose. E’ tempo di patire per tutti e beate le persone che sanno ben patire» (dalle lettere). (continua…) (Padre Jean Sleiman)