(Prosegue…) La Vergine Maria in queste parole del suo Magnificat, forse intravede tutto il futuro che l’aspetta come conseguenza del suo SI, nel quale offre tutta la sua libertà e con il quale confida totalmente nella grazia e misericordia di Dio, e che non può avere il minimo dubbio della fedeltà del Dio di Abramo, ma a Dio piace che noi gli ricordiamo le sue promesse. La nostra vita è piena di imprevisti, di malattie, di difficoltà economiche e relazionali, il diavolo per Bettina come per noi si diverte a mettere il bastone tra le ruota ma sempre dobbiamo avere fiducia che Dio non ci abbandona.
Stando alla scuola di Bettina, impariamo ad avere fiducia nella provvidenza di Dio, nell’aiuto di persone buone che il Signore mette nel nostro cammino. Tutte le tentazioni e le croci “sono benedette da Dio” e ci aiutano a partecipare più attivamente all’opera della redenzione. La Beata Madre passò dei momenti difficili nella sua vita, alcune volte si sentì sola, quasi abbandonata da tutti, altre volte sentì nelle sue fragili spalle il peso della croce e cercava dei “cirenei” che l’aiutassero a portare la croce con più dignità. Scrive in una lettera a suor Giuseppina Maria nel dicembre del 1906: “ho bisogno di persone rette e umili che mi aiutino a portare le pesanti croci di cui continuamente il Signore mi favorisce. Mi raccomando attenzione ai moti del cuore, attenzione ad ogni parola… perché tutto viene notato per farsi un giudizio… Mi Capisci? Qui siamo nuovamente provate con le malate”. Ma il Signore è sempre la sua forza.
Bettina canta con Maria il suo Magnificat, fatto di memoria e di sofferenza, di gioia e di speranza. (Siamo vicini alla Pentecoste) “Raccomando a te e a tutte di fare tesoro di questi santi giorni in preparazione alla venuta dello Spirito Santo, specialmente con il silenzio. Non mettiamo ostacoli alla sua venuta, pensate che è molto geloso delle sue spose e che anche una piccola trascuratezza o inosservanza potrebbe esserci fatale. È nel raccoglimento e nel silenzio che fa sentire la sua voce e ciò che Egli vuole da noi. Siamo generose e non ci sembri troppo quello che facciamo per la sua gloria, se ci ha privilegiate dandoci delle croci anche pesanti, non ci montiamo la testa, ma giudichiamoci sempre debitrici della misericordia. Per questo dobbiamo essere molto riconoscenti per averci preferite. Che ne dici ?… Facciamoci ognuna un serio esame di coscienza, in questi giorni, sicure che non ci mancheranno lumi opportuni per conoscere e forza per mettere in pratica ciò che ci occorre… Scrivo così perché il signore mi fa conoscere, che in generale ci trova poco generose…” (lettera 211, del 15 maggio 1909, a suor Maria Carmela). (Fine)
Patrizio Sciadini o.c.d