Commento al Vangelo della V domenica di Pasqua (Gv 14,1-12)

C’è un luogo in cui Gesù vuole condurci. È una promessa per il futuro: “vi prenderò con me, perché dove sono io, siate anche voi”. Una promessa certa, che ci sostiene, Egli ci ha già preparato un posto, in questo luogo.

Una promessa valida anche per il presente. Già ora siamo invitati a entrare e a restare in questo luogo, e a pregustare qualcosa che poi sarà la nostra verità piena, nella vita eterna.

Non viene specificato di che luogo si tratti, ma questa promessa viene accompagnata da un’esortazione: “non sia turbato il vostro cuore”, che associa tale promessa all’esperienza di una pace del cuore, di un cuore appunto senza turbamenti.

Come raggiungere questo luogo? Come fare esperienza di un cuore in pace? La risposta di Gesù identifica la via che conduce a questo luogo, con la sua stessa Persona, con il rapporto con Lui. E associa la meta con il Padre e con un rapporto con Lui. Al contempo però, “chi conosce me, conosce il Padre”, quindi il fatto stesso di prendere questa via sembra ci faccia già toccare la meta. Nel rapporto con Cristo, entriamo in rapporto anche con il Padre. E questa relazione è la fonte della pace del cuore, che più o meno consapevolmente bramiamo.

Due verbi sono fondamentali per entrare in questo rapporto d’unione che solo può soddisfare i bisogni del nostro cuore: credere e rimanere. Credere a Cristo è quello che permette di creare lo spazio nel nostro cuore perché entri la luce, la verità e la vita, affinché abbiano il sopravvento su tutte le ombre che possono abitarci e allontanarci da Lui. Rimanere invece è l’esperienza che più ci permette di entrare nella vita Trinitaria, di relazione, d’unione d’amore: io in te, tu in me. Così come “io sono nel Padre e il Padre è in me”. Questo verbo, è così fondamentale per la nostra vita spirituale, che si ripete numerose volte nel Vangelo di Giovanni: “Rimanete in me e io in voi” (Gv15,4), “Rimanete nel mio amore.” (Gv15,9).

Ecco dunque l’invito per questa domenica: entrare nella stanza del nostro cuore, nel silenzio, per restare insieme all’Ospite divino, per restare nel suo amore, per entrare in rapporto con Lui, che solo è in grado di dare pace al nostro cuore. Ascoltando il nostro respiro, con cui Egli ad ogni attimo ci dona la vita, possiamo raccoglierci in questo luogo. Come direbbe S. Elisabetta della Trinità: “Ho trovato il mio cielo sulla terra, perché il cielo è Dio e Dio è nella mia anima”.

sr. Marta del Verbo di Dio

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