Sono densissime le parole di Edith Stein che seguono. Ella parla di vita interiore con due parole chiave: unità e inabitazione. Il cammino spirituale ci permette di fare unità, nel profondo: tra il nostro passato, presente e futuro, tra sentimenti, desideri, bisogni, pensieri… Non più “rotti dentro”, frammentati o dispersi, ma raccolti in unità. Perchè uniti a Cristo, al Padre, nello Spirito Santo. Entriamo a far parte della vita divina che ci abita.
Inabitazione è quello che troviamo quando abbiamo il coraggio di “restare dentro”, di raccoglierci nella nostra interiorità. Troviamo il nostro cielo, Dio che ha posto la sua dimora dentro di noi, respirando al ritmo del nostro respiro. Scoprire questo luogo, che nessuno ci può invadere o usurpare, è per ciascuno una fonte di vita eterna. Tutto infatti passa, ma Dio resta.
L’unione con Dio è quella terra promessa a cui ogni anima, più o meno consapevolmente, aspira. È possibile già ora, e in pienezza, alla fine dei tempi.
La possiamo gustare già ora in quel segreto esercizio del cuore, che in ogni momento o attività può nel silenzio ritornare a Dio, desiderarlo, ricordarlo.
È il silenzioso colloquio del cuore.
Possiamo rimurginare bollendo tutto il giorno dentro gli stessi pensieri. O possiamo rivolgere a Lui la parola, la nostra supplica, il nostro sguardo.
Ciò è possibile anche nel nascondimento delle nostre vite, proprio come a Nazareth.
La preghiera sacerdotale del Salvatore svela il mistero della vita interiore: l’intima unità delle Persone divine e l’inabitazione di Dio nell’anima. In queste segrete profondità, nel nascondimento e nel silenzio, si è preparata e compiuta l’opera della Redenzione e così sarà fino alla fine dei tempi, fino al momento in cui tutti saranno veramente una sola cosa in Dio. La Redenzione fu decisa nell’eterno silenzio della vita divina e nel nascondimento della tranquilla dimora di Nazareth, la virtù dello Spirito Santo adombrò la Vergine mentre pregava, sola, e operò l’Incarnazione del Redentore.
Nel nascondimento e nel silenzio si compie l’opera della Redenzione, nel silenzioso colloquio del cuore con Dio si preparano le pietre vive, con le quali viene innalzato il regno di Dio e si forgiano gli strumenti scelti che cooperano alla sua costruzione. (Stein, La preghiera della Chiesa, pp. 23-29)