Durante il rito penitenziale all’inizio della Messa, il sacerdote e i fedeli si riconoscono peccatori, confessando con umiltà il proprio peccato e invocando la grazia del perdono e la misericordia del Signore. Imitano il pubblicano che “fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: ‘O Dio, abbi pietà di me peccatore’ ” (Lc 18,13)
Battersi il petto è un gesto che va a colpire la sede del cuore, lo spazio interiore e nascosto dal quale, secondo Gesù stesso, «escono i propositi di male» (cfr. Mc 7, 21).
È un gesto d’umiltà che sta ad indicare la propria interiorità corrotta, ma con il desiderio anche di cambiare, di convertirsi.
Riconoscersi peccatore è il primo gradino per guarire da ogni male causato dal peccato. Battersi il petto manifesta il proprio dolore e l’impegno nella lotta contro il male che ci allontana da Dio.
Romano Guardini, ci insegna che
…dobbiamo compiere bene l’atto. Non toccarci appena le punte delle dita il vestito; il pugno chiuso deve colpire il petto. … Ha da attraversare le porte del nostro mondo interiore e scuoterlo, affinché si desti, apra gli occhi, si converta a Dio. Allora comprendiamo cosa significa… Questo è dunque il significato del battersi il petto: l’uomo vi si desta. Desta il suo mondo interiore, affinché percepisca l’appello di Dio. Si mette dalla parte di Dio e si punisce. Riflessione pertanto, rimorso e conversione.
(tratto da: I santi segni – di Romano Guardini)
Commenti recenti