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Ognuno proviene da una terra santa, ed è quella delle proprie relazioni familiari o comunque delle prime relazioni di riferimento. Santa non significa perfetta. Crescendo si prende consapevolezza della fragilità e delle mancanze di questo primo nido che ci ha consegnato la vita, e menomale, perchè serve a formare in noi uno sguardo di misericordia verso l’altro e verso noi stessi, dal momento che siamo creature. Ma se siamo creature, significa che qualcuno ci ha creati, e guardando al creatore, scopriamo che Egli benedice la propria creatura come qualcosa di molto buono! Crescendo, si prende consapevolezza maggiore anche della bontà di queste radici, che hanno saputo trasmetterci valori, buone abitudini, educazione e fede, ovvero un tesoro di cui non sempre ci accorgiamo. Ecco che la Beata Teresa Maria della Croce, insieme alle cronache del tempo, ci consegnano il racconto della mamma, Rosa Manetti, come colei che ha saputo con la propria vita trasmettere una fede viva in Dio, fatta di fiducia e abbandono. E una carità pratica, fatta di fatica e sacrificio a favore dei propri figli.

“Accanto alla culla dei giovani santi la Provvidenza colloca ordinariamente una madre virtuosa. Tale fu Rosa Manetti. Donna semplice, senza istruzione alcuna, ma di antico stampo, di viva fede e di profonda religione, rimasta vedova e priva di beni di fortuna, non si lascia abbattere dalla desolazione, ma sa rivolgere la sua mente a Dio, perchè non ha dimenticato che Egli solo può aiutarla a portare una simile croce. Non avendo altre risorse per nutrire i suoi piccoli, non risparmia fatiche nè sacrifici, e in tal modo tira avanti la famigliola, pur nelle strettezze e fra le lacrime.”

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Quest’anno festeggiamo 150 anni della famiglia religiosa delle Carmelitane di Firenze. Ma andiamo alle origini di questa storia. Le radici hanno un nome ed un volto: Teresa Manetti, chiamata la Bettina, originaria di Campi Bisenzio (FI). Ecco gli inizi della sua vita:

“è una casetta da pigionali di proprietà del marchese Viviani della Robbia, sulla via dei Mori, oggi segnata col numero 41. I suoi abitatori sono l’umile pollaiolo Gaetano di Salvatore Manetti e Rosa di Pietro Bigagli: giovani di schietta pietà e di onorato costume. Primo frutto delle loro nozze cristiane celebrate il 22 aprile 1845 è la piccola Teresa, che vide la luce il 2 marzo dell’anno seguente alle tre del pomeriggio e fu rigenerata nelle acque battesimali il giorno dopo, nella Pieve di S. Stefano a Campi”.

Il Signore sceglie ciascuno di noi «per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità» (Ef 1,4). Le umili origini di Bettina siano per noi segno di una chiamata all’unione con Dio che è universale, per tutti, nessuno escluso, ricchi e poveri, oltre ogni confine di nazionalità, cultura, appartenenza.

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